Combattere la denatalità. Si può e si deve
L’Italia rischia di diventare un Paese per vecchi. Riuniti gli Statii Generali della natalità per correre ai ripari. Programmate 500 mila nascite in più per garantire il ricambio generazionale e salvare il Paese.
Si è aspettato troppo, un po’ troppo prima di passare dalle analisi spesso salottiere e dalle indagini statistiche ad una strategia operativa e concreta. Sembra che un po’ tutti tra esperti e politici si ritrovino ad un tratto d’accordo nell’affermare che si può invertire la tendenza che vede il 2021 come l’anno in cui in Italia sono nati il numero più basso di bambini dal dopoguerra, meno di 400mila.
L’obiettivo è ormai chiaro e conclamato: occorre raggiungere la quota dei 500mila nati l’anno, che è il livello minimo di ricambio generazionale per salvare il Paese. Perché se il trend non cambia, nel 2050 le nascite scenderanno a 298mila: molto lontano dall’obiettivo minimo per un corretto equilibrio demografico.
È il grido dall’allarme che arriva dalla seconda edizione degli Stati generali della natalità, promosso dalla Fondazione per la Natalità e dal Forum delle Associazioni familiari, che sul tema al centro del dibattito ha dato voce in questi giorni al mondo della comunicazione e della politica. Un grido per mettere in campo importanti misure a sostegno della famiglia, del lavoro femminile e dei giovani.
Del resto le proiezioni dell’Istat lasciano poco spazio ai dubbi: se non si invertirà la rotta nel 2050 ci saranno 5 milioni di italiani in meno, tra i quali 2 milioni di giovani. È come se in meno di 30 anni scomparissero tutti gli abitanti del Veneto o della Sicilia.
In più, soltanto il 52% della popolazione sarebbe in età da lavoro visto che il 16% avrebbe sotto i 20 anni ed il 32% sarebbero pensionati.
Un quadro allarmante quello della denatalità che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella definisce «uno degli aspetti più preoccupanti delle dinamiche sociali contemporanee». In un messaggio il capo dello Stato chiede di «favorire la famiglia», a cominciare dall’attuazione del Family Act, e di «insistere nel perseguire condizioni che consentano alle giovani generazioni di costruire il proprio futuro», che vuol dire «garantire piena dignità ai giovani, alle donne, alle famiglie» e di «assumere con determinazione l’obiettivo di affrontare la crisi della struttura demografica del Paese e di non tralasciare le donne che devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità».
Inoltre suggerisce che un «apporto essenziale» può venire solo dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro, perché «non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità». Pur in presenza di numeri e statistiche decisamente negative il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo ritiene che non ci si debba rassegnare e che si possa continuare a credere che l’obiettivo può essere raggiunto se «tutto il Paese si farà carico» del problema .
Altrimenti «crollerà il Pil, il welfare, il sistema pensionistico e il sistema sanitario come lo conosciamo in Italia». Quindi il presidente del Forum suggerisce di dedicare risorse del Pnrr al tema e dotare l’Italia di un commissario per la natalità, come già avviene in Europa, indicando per tale incarico la ministra alla Famiglia ma «con un portafoglio» e «poteri straordinari». Rivendica invece la concretezza delle politiche sulla famiglia avviate dal governo la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, citando l’assegno unico e l’entrata in vigore del Family Act. Ma i cambiamenti devono essere in ogni settore, dalle imprese al locale.
Molto atteso il discorsi di Papa Francesco che nel corso del suo accorato intervento a distanza ha messo in evidenza come il tema della natalità rappresenta una vera e propria emergenza sociale. Non è immediatamente percepibile, come altri problemi che occupano la cronaca, ma è molto urgente: nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti; l’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire” Per Papa Bergoglio c’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente.
È quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo. Molti giovani faticano a concretizzare il loro sogno familiare. E allora si abbassa l’asticella del desiderio e ci si accontenta di surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero… La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare. Questa è una nuova povertà che mi spaventa.
È la povertà generativa di chi fa lo sconto al desiderio di felicità che ha nel cuore, di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande. Sì, è una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta.
Non vedere il problema della denatalità è un atteggiamento miope; è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti. È girarsi dall’altra parte, pensando che i problemi siano sempre troppo complessi e che non si possa fare nulla. È, in una parola, arrendersi. Per questo mi piace il titolo del vostro evento, organizzato dalla Fondazione per la Natalità e promosso dal Forum delle Famiglie: «Si può fare». È il titolo di chi non si rassegna.
È il titolo di chi spera contro ogni speranza, contro numeri che inesorabilmente peggiorano di anno in anno. Si può fare vuol dire non accettare passivamente che le cose non possano cambiare. Le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme. Perciò auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia.
Penso a voi e mi piace vedere come il tema della natalità sia in grado di unire, non di dividere. Imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita.
Chiedo a Dio di benedire il vostro impegno. Vi sono vicino e faccio il tifo per voi, perché insieme si possa invertire la rotta di questo freddo inverno demografico. Grazie. Si può fare!».
Giacomo Marcario