Politica nazionale

Una guerra attendista per l’occidente

di Luigi Benigno

A due mesi dall’invasione dell’Ucraina non ci sono svolte pacifiste. Comincia ad aleggiare il sospetto che questo flagello era atteso da tutte le parti, che ne hanno accettato le conseguenze.

Ciò che arriva alla gente sono le inevitabili immagini della guerra, che fanno molto scalpore, morte e distruzione. Ma gli interessi in gioco sono ben più letali per chi questa guerra perderà. Il conflitto armato si dipana in Ucraina ma il coinvolgimento è globale in occidente e in oriente. Una lotta di potere ed un braccio di ferro in cui la posta in gioco è un nuovo ordine mondiale, che inevitabilmente genererà una crisi economica di cui risentiranno le economie più deboli e dipendenti dall’approvvigionamento di materie prime.

Non ci saranno né vincitori né vinti poiché la guerra nel XXI secolo è soprattutto una guerra di deterrenza, e la potenza bellica del Cremlino si sta abbattendo sul paese confinante, espressione di un monito all’Alleanza Atlantica ed al suo allargamento a est. Di fronte all’invasione l’occidente non è rimasto a guardare ma ha dotato l’esercito ucraino degli armamenti necessari per difendersi dagli aggressori.

Chi arma la mano dei soldati, sebbene per consentirne la difesa, non può dirsi fuori dal conflitto. È una moderna “guerra fredda”, il cui epilogo è al momento imprevedibile. La Russia ha dimostrato di non voler occupare l’intero paese concentrando i suoi sforzi bellici in Crimea e nella zona del Donbass.

Cosa succederà quando avrà occupato questi territori? Il braccio di ferro con l’occidente dovrà certamente registrare un indebolimento di uno dei protagonisti e allora sarà possibile negoziare condizioni che non restituiranno un equilibrio ma che apriranno la strada ad un guardarsi con sospetto e la guerra continuerà sulla primazia economica e non più a suon di mortai. La stagflazione che aleggia sul gigante asiatico forse potrebbe agevolare il cessate il fuoco, il cui contraltare potrebbe essere una crisi economica in Cina di proporzioni mai viste, che potrebbe sfociare in una rivolta del popolo.

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