Pasolini a 100 dalla nascita. Pound a 50 dalla morte
Ricordare per non dimenticare. Pasolini e Pound senza alcuna omologazione nel disegno della tradizione tra linguaggi e destino delle culture
Pierfranco Bruni
Quando pasolini incontrò Erza Pound erano anni inquieti, eppure nella sua volontà di potenza che non nasceva da alcuna filosofia si inerpicava la curiosità e la volontà, questa volta sì, di leggere nell’arte la creatività dell’uomo nuovo. Pasolini proprio nel 1968, nella stagione di Valle Giulia e de poliziotti arrivati dal Sud e degli studenti figli di papà, volle e cercò l’incontro con il “fascista” e reazionario Pound. Un incontro straordinario che due anni primi della morte dello stesso Pasolini venne ricordato. Realizzato per la Rai.
A 50 anni dalla morte di Pound (1972) e a cento dalla nascita di Pasolini (1922) la poesia resta una comunione non tanto di linguaggi ma di tessere poetiche e di innovazioni sperimentali. Pasolini resta il critico di “Passione e ideologia”, scritto che molto mi ha aiutato a comprendere la poesia contemporanea, se pur con molte limitazioni, e aperto, comunque delle stanze, da Pascoli a Penna a Caproni sino al legame tra lingua e dialettica ha cercato di penetrare quei “Cantos” pisani per metaforizzare una realtà poetica che si innerva tra le “ceneri di Gramsci” o nella visione della poesia come una rosa rendendosi conto però che la poesia è altro rispetto alla realtà.
Con Pound Pasolini ha in comune Dante. Quel Dante di “Mimesis”, mal riuscito viaggio nel dantesco trasumanar nel navigare che però trova una struttura definita nel Pound proprio dei “Cantos” della desolata terra eliotiana. Tra i due comunque si esercita anche la funzione del mito. La grecità di Pound è lo scavo di Medea in un Pasolini del viaggio tra i luoghi fatti di conchiglie nelle conchiglie che raccolgono le onde di un mare greco tra Mediterraneo ed Adriatico. Pound è un maestro tra gli Orienti di una filosofia nella metafisica del racconto poetico che tocca la storia e la destoricizza.
Pasolini è altro. Ovvero intuisce e si lascia guidare dalla percezione letteraria e antropologica del presente e rende ogni presente contemporaneità pur recuperando il senso della vita nella lingua come le “Poesie a Casarsa” del 1942 ma non riesce ad “intrappolare” il mistero della parola nella metafisica della profezia come accade nei “Cantos” poundiani. Restano due inquieti e due personaggi completamente liberi, non democratici: entrambi non sapevano caratterizzarsi nella democrazia, ma con una consapevolezza in cui i valori interagivano, ancora allora nel tempo del loro incontro: 1968, con l’identità e le eredità.
Cosa disse Pasolini di Pound? Un frammento soltanto. “L’ideologia reazionaria di Pound è dovuta al suo back-ground contadino… Ciò che in Pound, attraverso il padre e la mitica figura del nonno è entrato di questo mondo contadino, lo veniamo a sapere attraverso la idealizzazione che Pound ha fatto della cultura cinese… Egli ha voluto, fermamente e follemente voluto, restare dentro il mondo contadino: anzi, andare sempre più in dentro e più al centro.
La sua ideologia non consiste in niente altro che nella venerazione dei valori del mondo contadino (rivelatiglisi in concreto attraverso la filosofia cinese, pragmatica e virtuosa). In questo senso io ritengo che si possano sottoscrivere, anche politicamente, tutti i versi conservatori di Pound dedicati ad esaltare (con nostalgia furente) le leggi del mondo contadino e l’unità culturale del Signore e dei servi: “La parola paterna è compassione;/Filiale, devozione;/La fraterna, mutualità; Del tosatel (giovinetto) la parola è rispetto”… (Pier Paolo Pasolini, 16 dicembre 1973, in Id, “Descrizioni di descrizioni”, a cura di Graziella Chiarcossi, Einaudi , 313-314. Per i versi citati da Pound, cfr. Ezra Pound, The Cantos, XCIX, vv. 424-427: “The father’s word is compassion; / The son’s filiality. / The brother’s word: mutuality; / The younger’s word: deference”.
La venerazione dei valori e la nostalgia che attrazione di una cultura contadina dono due dei capisaldi che Pasolini cita incontrando Pound. Infatti il mondo contadino senza familismo amorale era il loro collante.
La venerazione dei valori e la nostalgia che attrazione di una cultura contadina dono due dei capisaldi che Pasolini cita incontrando Pound. Infatti il mondo contadino senza familismo amorale era il loro collante.
Pound con una formazione conservatrice e chiaramente lontana dall’americanismo che lo condannò cinicamente e restò dentro la tradizione della cultura di appartenenza e Pasolini che cercò di capire la trasformazione dei modelli antropologici legati alla terra ma del suo Friuli recuperò oltre il dialetto-lingua una cultura che rimase feticcio o macerie nel momento in cui cominciò a raccontare i quartieri di “Una vita violenta”. Un maestro che visse nella tradizione da Omero ad Eliot passando attraverso Dante e un intellettuale che comprese, alla fine, che ogni ideologia, compreso il suo sfumante gramscismo, è la patina delle illusioni che sanno vestirsi di finzioni.
In entrambi la cultura viene vissuta come modello antropologico in una visione in cui “l’omologazione” è l’incastro nella società dei consumi in cui la sconfitta della tradizione porta, appunto, alla civiltà dei consumi anche in una chiave ermeneutica.
Sono morti a distanza di tre anni. La storia come sempre è una apologia di una realtà che viene sacrificata da una verità metaforizzata. Quando Pasolini incontrò Pound era un altro tempo o un altro mondo o entrambi erano altro rispetto a ciò che accadrà dopo. Pasolini e Pound senza alcuna omologazione nel disegno della tradizione tra linguaggi e destino delle culture: un incontro per ricordare senza dimenticare.