Politica nazionale

L’Italia che sara’

In Italia è complicato vivere. Lo ammettiamo. Questa, in definitiva, è la risultante di una situazione, non solo politica, che andrà avanti ancora per molto. Che cosa accadrà nel Bel Paese? Tutti ci siamo resi conto che la “politica” dei partiti è ben differente da quella “economica” che dovrebbe ridare linfa all’Italia. Prima dell’estate, rivedere la situazione, nel suo complesso, rappresenterà, quindi, una regola per tentare d’uscire da un ginepraio che ha spiazzato tutti. Sempre che la Pace ritorni nel mondo.

L’Italia ha un sistema economico “libero” all’interno che, però, si presenta maggiormente esposto alla “speculazione” internazionale. Altra nota: si dovrebbe tutelare maggiormente la produttività con un criterio di più ampio mercato che, invece, resta “limitato”. Ora aggravato dalla guerra scatenata dalla Russia. Che certe regole, da noi, non siano rispettate si evince anche dal numero di simboli elettorali, che interferiscono nello scacchiere politico italiano. Anche se qualcuno sarà ricusato, resteranno sempre troppi. Almeno per un Paese dove vivere alla giornata, è sempre più difficile e far fronte ai propri impegni spesso impossibile.

Oggi le imprese, piccole, medie e artigianali chiudono i battenti per mancanza di richiesta e per un mercato che non tiene più conto delle esigenze di chi vorrebbe andare avanti. I venti di guerra favoriscono questa realtà. Non è lontano il giorno nel quale saranno le “grandi” imprese a essere coinvolte. Vivere d’espedienti resta una regola. Risparmiare è quasi impossibile. Fare delle previsioni nella Penisola rimane un problema anche per gli economisti più considerati. Ne consegue che la ripresa sarà lenta e con un’Italia diversa per necessità.

Per carità, non è nelle nostre corde fare della filosofia disfattista, solo non si dovrebbe dimenticare che l’Italia è parte di un’UE della quale ha accettato, nel bene e nel male, le regole. Il bilancio pubblico è sempre più “pesante” e le iniziative private, quelle che potrebbero offrire occupazione, sono intralciate da opercoli che fanno preferire non “rischiare”. Certo è che i “lacci” economici potrebbero essere districati politicamente solo se avremo le capacità d’impegnarci anche sotto il profilo socio/economico. Il primo riscontro, almeno per quanto ci compete, si assoderà entro l’anno.

Giorgio Brignola

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