No al genocidio in Ucraina. Il mondo invoca la pace e evoca la pazzia di Putin
L’Ucraina è diventata teatro di una guerra assurda e irresponsabile i cui sviluppi restano inquietanti e non si intravede ad oggi nessuno spiraglio per un credibile quanto concreto percorso di pace. Papa Francesco ha chiesto una tregua per Pasqua che porti alla pace dicendo: “Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere dopo, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”.
Nel frattempo, in Ucraina, il seminario teologico di Vorzel, che si trova nella regione di Kiev, è stato saccheggiato. E’ stato uno dei siti presi di mira nel corso dei combattimenti che ci sono stati in quella zona. Il vescovo, mons. Kryvytsky, racconta: “I saccheggiatori hanno sfondato il cancello e sono entrati rubando e portando via tutto quello che poteva avere un certo valore: dai condizionatori alle lavatrici, computer, router, attrezzature da cucina…persino vecchie scarpe da ginnastica del Padre-Rettore, con cui amava correre.
Preti e seminaristi sono stati derubati delle loro cose personali. Purtroppo, i predatori hanno portato via anche alcuni oggetti liturgici, tra cui un calice che aveva utilizzato Giovanni Paolo II in una Santa Messa, presieduta nel 2001, durante la sua visita apostolica nel Paese”. E’ il caso di dire che in Ucraina non c’è pace nemmeno tra gli ulivi. Lo testimonia anche il patriarca russo Kirill che ha invitato i russi a restare uniti nel momento difficile che il Paese sta attraversando. Il patriarca nel suo sermone domenicale presso la Chiesa della Protezione della Beata Vergine nei Campi Lyubertsy a Mosca, ha detto: “In questo momento, che non è facile per la nostra Patria, il Signore vi aiuti tutti a consolidare, anche attorno alle autorità. In questo modo emergerà la capacità del nostro popolo di respingere i nemici sia esterni che interni e di organizzare la nostra vita in modo tale da garantire che ci siano quanto più bene, verità e amore possibile”.
Il patriarca Kirill parla come se la Russia fosse la vittima e non l’aggressore, travisando persino le verità spirituali della religione cristiana fatte di pace tra i popoli. Per il presidente ucraino Zelensky, che ieri ha parlato con il cancelliere tedesco Scholz, le forniture di armi a Kiev sono ancora insufficienti.
Il presidente ha assicurato che gli ucraini accetterebbero, anche subito un accordo di pace nonostante le atrocità commesse dalle forze russe. Il segretario generale della Nato, Stoltenberg, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, hanno concordato in un colloquio telefonico di aumentare il sostegno a Kiev, da parte sua il presidente american Biden stanza un mare di miliardi di dollari. Per fare che cosa?. Certamente non per aiutare gli ucraini che hanno perso la casa, il lavoro, gli affetti familiari e tutto quello che avevano, non per fare arrivare sostanziosi aiuti per sfamare donne e bambini e per curare gli ammalati e le decine di migliaia di soldarti rimasti gravemente feriti dalle mine o nel corso del conflitto. Né, a quanto sembra, serviranno per organizzare e progettare seri e concreti incontri tra le diplomazie mondiali per portare la pace tra Russia ed Ucraina ed allontanare lo spettro di una terza guerra mondiale.
Quei miliardi di dollari servono per comprare armi e sostenere la difesa dell’Ucraina invasa dai Russi. Serviranno ad alimentare ulteriori azioni di guerra. Non ha senso invocare la pace e nel contempo fomentare e sostenere la guerra. Biden sembra voler attuare nel migliore de modi ed essere coerente con quell’antico brocardo romano che così recita:”Si vis pacem, para bellum” (lat. «se vuoi la pace, prepara la guerra»),citato soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi, in modo da scoraggiare eventuali propositi aggressivi degli avversari.
Le visite coraggiose fatte in Ucraina, in questi giorni, dalla Presidente della Commissione Ue e dal premier Inglese, assumono un grande significato. Tuttavia il sostegno all’Ucraina ha bisogno di azioni umanitarie immediate e non differibili.
La situazione in Ucraina è molto più grave di quanto si possa immaginare. Un livello anormale di radiazioni è stato rilevato dall’operatore nucleare ucraino, Energoatom, nella cosiddetta Foresta rossa, l’area nei dintorni della centrale di Chernobyl in cui le truppe russe hanno scavato trincee prima di ritirarsi. Secondo quanto ha comunicato su Telegram il numero uno di Energoatom dopo un sopralluogo, le radiazioni erano fra 10 e 15 volte più alte della norma, probabilmente a causa dello scavo del terreno contaminato.
Inoltre, non sappiamo cosa ha fatto l’esercito russo nella centrale di Chernobyl prima di ritirarsi.Nell’Est dell’Ucraina, quasi al confine russo, l’esercito della Federazione ha fatto muovere verso il Sud un convoglio lungo una decina di chilometri e con un centinaio di mezzi, tra cui veicoli corazzati e artiglieria, nella zona della città di Velykyi Burluk. Lo rivelano le immagini satellitari raccolte l’8 aprile e analizzate dalla società statunitense Maxar Technologies.La città si trova a Est di Kharkiv e il convoglio si muoveva a circa 80 chilometri di distanza dalla seconda città più grande dell’Ucraina, Kharkiv, appunto: è la conferma che la Russia adesso si vuole concentrare sul Donbass.
Le azoni di guerra da parte dei russi non si fermano;
nn nuovo bombardamento russo ha colpito l’aeroporto di Dnipro. Intanto, nel territorio delle regioni di Donetsk e Luhansk, i soldati ucraini hanno sventato otto attacchi russi, mentre l’intelligence militare britannica sostiene che le forze armate russe, che hanno subito perdite ingenti, stanno cercando di rafforzare le fila reclutando personale congedato dal servizio militare nel 2012 e anche cercando uomini in Transnistria. Nel sud, le truppe russe stanno cercando di sfondare la difesa militare vicino alla città di Izyum per stabilire il controllo definitivo su Mariupol, controllo ad oggi limitato alla sona centrale di tale importante città.
Una fonte locale della zona nord ha riferito alla Reuters che è stata trovata una fossa comune con decine di cadaveri di civili ucraini a Buzova, un villaggio vicino a Kiev. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, condanna a Procida la brutalità delle violenze e della guerra, affermando: “L’aggressione compiuta contro l’Ucraina, contro la libertà e la stessa vita dei suoi cittadini, da parte del governo russo, costituisce una ferita che colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati”. Proprio per questo motivo, Mattarella, facendo perno sul coraggio della speranza, ha invitato l’Europa a dimostrare compattezza: “E’ in gioco il destino dell’intera Europa, che si trova a un bivio tra una regressione della sua storia e la sua capacità di sopravvivere ai mali del proprio passato, e di superarli definitivamente”.
A Kiev, intanto, oltre al cancelliere federale austriaco Karl Nehammer, è giunto a sorpresa il premier britannico, Boris Johnson, per incontrare Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ha ribadito di essere pronto a continuare a trattare con Mosca che, da parte sua, accusa l’Ucraina di aver abbandonato il negoziato sullo scambio di prigionieri di guerra. L’Italia, infine, ha annunciato che dopo Pasqua riaprirà l’ambasciata a Kiev. Più di un secolo e mezzo fa, la Russia ha perso la guerra di Crimea.
Oggi, la situazione è più complessa per la presenza degli arsenali nucleari, che rappresentano una grave situazione di pericolo che richiede che molta cautela nelle trattative per non fare precipitare la situazione già di per se esplosiva. Molti pensatori, dei quali nessuno metterebbe mai in dubbio la saggezza e la ponderatezza, sostengono che oggi esista l’Europa perché è esistito l’Illuminismo.
E viceversa. Il pensiero illuminista porta a ragionare sulle cause e sugli effetti delle situazioni, prima di emettere sentenze, e soprattutto celebra costantemente il vecchio motto volteriano in base al quale “non sono d’accordo con quello che dici, ma sono pronto a combattere affinché tu possa continuare a dirlo”. Cerchiamo quindi di intavolare un ragionamento illuminista su quanto sta accadendo in Ucraina, o meglio, nella testa di Putin. Quando mettiamo una casseruola d’acqua fredda sul fuoco, all’inizio non succede niente.
O meglio, sembra che non accada nulla. Intanto le molecole raggiungono la temperatura di reazione, cioè i 100 gradi centigradi, e all’improvviso tutto bolle: un cambiamento di temperatura ha prodotto un cambiamento di stato. Anche il mondo ha appena conosciuto un momento del genere: dal 24 febbraio scorso, cioè da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, le relazioni internazionali sono mutate- Il loro stato, è mutato. Relazioni che “entrano in una nuova era”, secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e che producono un vero “cambiamento d’epoca” secondo il presidente francese Emmanuel Macron. Se il mondo traballa, dicono alcuni, è per la follia del presidente della federazione Russa Vladimir Putin; le sue motivazioni militari, dicono, non vanno ricercate nei manuali di geopolitica ma in quelli di psicanalisi. Del resto, già da tempo il dissidente Alexej Navalny sosteneva che Putin fosse “pazzo da legare”.
Tuttavia, il vantaggio degli alienati è che non sono guidati da rivendicazioni di alcun genere, ma da impeti deliranti. In quel caso capire ciò che i matti vogliono dire, a rischio di apparire matti per primi, potrebbe rivelarsi essenziale. E questo basterebbe a mettere in dubbio la reale “pazzia” di Putin. L’occupazione dell’Ucraina è contraria al diritto internazionale, e nulla giustifica i crimini di guerra che sono stati compiuti. Nessun argomento potrà mai legittimare la trasformazione di Kiev in moneta di scambio tra le grandi potenze, o in capitale gettata nell’ingranaggio militare in cui Mosca vuole trascinare il mondo intero.
Ma per uscire da questo conflitto, non sarebbe comunque opportuno conoscerne prima le cause? Oppure è meglio considerare il tutto soltanto uno scivolone nel contorto universo della demenza? Non sarebbe forse più opportuno distogliere lo sguardo dalle bolle impazzite nella pentola e iniziare a chiedersi “da dove vengono le fiamme?” Già nel 1998 George Kennan, padre della politica del containment, sosteneva che non si sarebbe potuto ottenere alcun allargamento pacifico della NATO senza una propedeutica e approfondita conoscenza della storia russa (e sovietica), a meno che non si volesse andare incontro a una sicura guerra.
Dieci anni dopo, nel 2008, l’attuale direttore della CIA William Burns scriveva all’allora segretario di Stato americano Condoleezza Rice che “l’entrata dell’Ucraina nella NATO diventerà la peggiore delle linee rosse al confine con la Russia”. Meno di due mesi fa l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in URSS dal 1987 al 1991, Jack Matlock, ha ricordato al Senato americano quanto la pressante spinta dell’amministrazione USA ad accogliere nuovi membri nella NATO fosse sbagliata. “Se il Senato lo approverà – diceva Matlock – ci ricorderemo questa cosa come il più grande errore strategico dalla fine della guerra fredda, perché cercare di sottrarre l’Ucraina all’influenza russa è un impegno tanto stupido quanto pericoloso”.
E possiamo ricordare anche Patrick Buchanan, vecchio candidato repubblicano alle presidenziali americane e autore del profetico “La morte dell’Occidente”, che sosteneva: “Portare la NATO alle porte della Russia significa gettare le basi di un sicuro conflitto nel XXI secolo”. Ma l’Occidente, a quanto pare, sembra preferire restare a guardare l’acqua che bolle piuttosto che impedire “il cambiamento d’epoca” in cui sta precipitando. Ci auguriamo che qualcuno, animato da un forte spirito illuminista o da un sano istinto di autoconservazione, ricordi che per fermare l’ebollizione bisogna o spostare la pentola oppure spegnere le fiamme.
Giacomi Marcario