Il fondo non esiste
di Silvia Passerini
Non bastava la pandemia da Covid per mettere in ginocchio l’Italia, per insinuare tra la gente la paura, per cambiare gli stili di vita, per spezzare gli affetti.
Era tutto questo tragicamente solo l’inizio.
Dopo l’impoverimento economico dato dal lockdown, ed emotivo provocato dal distanziamento e dalla morte delle persone care, è arrivata ancora l’incertezza verso il futuro con i rincari delle bollette, molte delle quali tanti italiani non potranno mai pagare, e con la morsa stringente del controllo finanziario e dei dati personali.
Pensavamo tutti di aver toccato il fondo, ma nonostante ciò si è cercato di ricominciare a vivere e di fare comunque nuovi progetti di vita, si è anche riaccesa la speranza di poter riabbracciare senza paura amici e parenti.
E invece ancora una minaccia: la guerra tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina.
Anche se il territorio di combattimento non è l’Italia, la guerra porterà certamente ripercussioni anche nel nostro Paese, sia sotto il profilo economico sia per gli approvvigionamenti. Infatti i due Paesi combattenti sono i maggiori fornitori dell’Italia di risorse energetiche l’uno e materie prime alimentari l’altro.
Le sanzioni imposte alla Russia e la solidarietà espressa all’Ucraina viene percepita da Putin come una dichiarazione di schieramento da parte dell’Italia e di tutta l’Europa.
Questo ci mette in una posizione di pericolo, in quanto il Presidente russo ha dichiarato che l’interferenza da parte di altri Paesi negli “affari” Russia-Ucraina scaturirà reazioni immediate.
Superando i motivi per cui si entra in guerra, quali sono gli schieramenti oppure chi ha torto o ragione, bisognerebbe chiedersi il perché si cerca la guerra. Apparentemente nessuno la vuole. Allora perché anche i Paesi “pacifici” si armano con testate nucleari?
Purtroppo dobbiamo sempre fare i conti con gli interessi in gioco, molti dei quali non vengono portati alla luce.
Non dimentichiamo che da sempre gli uomini potenti come i capi di Stato fanno gli interessi del proprio Paese solo in parte. Spesso c’è fame di potere, di essere più potente degli altri, tanto da mettere a repentaglio la vita dei cittadini, anche sacrificando molte vite. È insita nell’uomo la scarsa capacità di dialogare con l’altro serenamente, simmetricamente, senza la ricerca della prevaricazione. La guerra è una manifestazione di come un Paese vuole dimostrare la propria forza sull’altro.
Lodevoli gesti di solidarietà e di contrarietà alla guerra verso chi soffre sono espressioni chiare di un coinvolgimento emotivo da parte di tutti i popoli, anche per merito dei social media che fanno sentire un pò tutti più vicini ed uniti, ma questo non scalfisce chi traduce la guerra in denaro, chi del riarmo ne fa guadagno proprio e salvezza economica dello Stato, chi attraverso la guerra afferma interessi, lobby e poteri occulti.
I civili armati, uomini e donne combattono ignari, difendono senza interessi la loro terra, la loro patria, che vogliono lasciare libera e indipendente alle generazioni future.
Ed intanto, fra un tavolo di trattative a l’altro… i civili continuano a morire.