Sto con la Nato: me lo chiese Berlinguer
L’allora segretario del PCI dichiarò, in una intervista che fece scalpore, di sentirsi piu’ sicuro sotto l’ombrello della Alleanza Atlantica: non in un Paese neutrale e, tanto meno, nel Patto di Varsavia. Di Nicola Cariglia
Era il giugno del 1976. L’Italia (ma in definitiva il mondo intero) da oltre 30 anni era spaccata tra filo atlantici e filo sovietici. Polemiche roventi fino da quando l’approvazione della alleanza che sanciva la scelta occidentale dell’Italia venne approvata dal Parlamento dopo una lunga serie di risse e anche di fratture drammatiche all’interno dei partiti. E che caratterizzarono la vita politica del Paese fino alla caduta del muro di Berlino, ovvero la fine dell’impero sovietico. Per tutti quegli anni nessun dibattito su nessun argomento raggiungeva toni tanto accesi come quando si trattava di politica estera e si determinava l’occasione di contrapporsi frontalmente tra filosovietici e filoatlantici. E questo accadeva perfino nei piu’ sperduti consigli comunali dove alle sedute si sonnecchiava su scuole, asili, strade, traffico ed altri argomenti che erano la ragione primaria della loro esistenza. Ma ci si accalorava fino quasi alla rissa su un semplice ordine del giorno, per spostare una virgola che facesse pendere l’equilibrio del mondo verso l’una o l’altra delle due superpotenze.
E in questo contesto, appunto, senza alcun preavviso, accadde l’impensabile. In una intervista a Giampaolo Pansa, Enrico Berlinguer, segretario del PCI, ovvero il partito legato a doppio filo con l’Unione Sovietica, fece quello che oggi si chiamerebbe un clamoroso outing: “io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico….e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento piu’ sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia”. E, poi, rispondendo alla domanda successiva: “ Sì, certo, il sistema occidentale offre meno vincoli. Però stia attento. Di là, all’Est, forse, vorrebbero che noi costruissimo il socialismo come piace a loro. Ma di qua, all’Ovest, alcuni non vorrebbero neppure lasciarci cominciare a farlo, anche nella libertà”.
Berlinguer si dimostrò un vero leader: pose fine ad una penosa menzogna con la quale, fino ad allora, i dirigenti del PCI nascondevano la vera natura dispotica del comunismo e, in particolare dell’URSS. Certo non sposò il sistema delle democrazie liberali, ma affermò che libertà e democrazia stavano dalla parte occidentale. E, soprattutto ammise che senza lo scudo della Nato nessun paese europeo sarebbe stato al riparo dalle mire espansionistiche dell’Unione Sovietica: non si nascose dietro il paravento ipocrita del “né con gli uni, né con gli altri”.
Lo stesso pericolo oggi lo avvertono l’Ucraina ed altri piccoli Stati per effetto della politica di Putin. E guardano alla Nato non per aggredire l’Unione Sovietica ma per non essere aggrediti. Ed è insopportabile, dopo tanto tempo, constatare quanto la propaganda riesca a fare breccia in tante persone che non vedono come Putin, all’interno e all’esterno del suo paese stia ripercorrendo le orme dei feroci dittatori che grandissime sofferenze arrecarono nel secolo precedente.
Nicola Cariglia