Ni viyni, net voyne! “Sì alla pace. No alla guerra!” (Ucraino e russo)
Sono i giovani i più colpiti dalle atrocità della guerra voluta dalla Russia contr l’Ucraina. Le scene dei bombardamenti, delle esplosioni, delle aggressioni violente, degli arresti di quanti protestano legittimamente contro la guerra, dei bambini dilaniati dalle bombe negli ospedali e nelle case e per le strade, delle donne stuprate e deportate, di quelle che hanno perso le loro famiglie in uno con il senso dell’orientamento e che smarrite nella moltitudine degli sfollati cercano scampo nelle metropolitane e nei rifugi sotterranei sperando di poter avere salva la vita, dei teatri sventrati per fare scempio dell’arte e della cultura, sono scene scorrono con tutto il loro orrore sugli schermi televisivi, sui tablet, sui cellulari, sui social e su tutti i canali di comunicazione utilizzati dai media come diapositive di un film che mai, ovvero mai più avremmo voluto vedere.
Ma sono i giovani quelli che non hanno mai conosciuto o partecipato ad una guerra (neanche alle missioni umanitarie frequenti nel corso della naya) se non al cinema o in TV ad essere profondamente colpiti da quanto sta accadendo in questo angolo di mondo e che per le dinamiche degli interessi contrapposti rischia di portare ad una guerra insensata, atroce ed ingiustificata in tutto il mondo.
Lo spettro di una terza guerra mondiale non è proprio una previsione da fantascienza. Ed i giovani oggi fanno sentire la loro rabbia e soprattutto le loro ragioni che li vede decisamente contrari alla guerra, a tutte le guerre e indomabili sostenitori della Pace. Ed è per questo che sono scesi in piazza a Roma e stanno organizzando poderose manifestazioni a Barcellona, Milano, Anversa ed in altre città europee. Le giovani generazioni non vogliono la guerra. “No alla guerra, no alle armi, i conflitti si possono sempre risolvere con il dialogo”. Sono le parole scandite dai giovani sulle note di canzoni simbolo come “They don’t care about us” di Michael Jackson e “Sunday Bloody Sunday” degli U2, nel mentre dietro a un grande striscione con su scritto “No War” si radunano in piazza al Pantheon per un flash mob contro la guerra in Ucraina.
Di nuovo il fantasma della guerra torna ad affacciarsi in Europa. Non si può accettare che nel nostro continente, già devastato nel corso del Novecento da due guerre mondiali, si possa ancora ricorrere allo strumento militare per risolvere problemi e contese. Ma non è ugualmente accettabile che la società civile resti indifferente di fronte a questa minaccia. È da troppo tempo che non si scende in piazza per la pace, lasciandola decidere solo nei palazzi che contano; ed è per questo che sono proprio i giovani a mobilitarsi come non mai al grido : Ni viyni, net voyne! Ucraino e russo, due lingue, due frasi, un solo significato: “Sì alla pace. No alla guerra!”. È la frase che vogliamo ripetere oggi tutti insieme: “No alla guerra! No War! War never again. Sì alla pace.”. Quante volte, anche noi, vediamo solo ciò che ci divide e non cerchiamo, invece, ciò che ci unisce.
Quante volte, anche noi, ci lasciamo prendere da un odio che non smette mai di bruciare o dall’indifferenza per quanto accade ai nostri vicini. Abbiamo celebrato pochi giorni fa la Giornata della Memoria, istituita per ricordare quanto di terribile è avvenuto in passato. I giovani lo studiano sui libri di scuola, lo ascoltano nelle testimonianze dei sopravvissuti, lo rivivono nei racconti dei nonni. I giovani lo ripetono senza sosta: ”Siamo la generazione che non ha conosciuto le morti della Seconda guerra mondiale, le famiglie divise e mai più riunite, i campi di prigionia e di concentramento. Viviamo in pace da quando siamo nati; abbiamo ricevuto un dono, la pace, non ci vogliamo rinunciare! La guerra per noi deve restare una cosa del passato, perché è una cosa superata, non ne abbiamo bisogno!. Oggi, però, purtroppo lo spettro di una guerra torna a spaventare l’Europa. Noi giovani vogliamo dire la nostra su questo. Vi chiediamo, ascoltateci! Basta con parole bellicose nella politica.
Basta con vecchi schemi geopolitici che non servono a nulla se non a dividere i popoli e a creare nemici dove non ci sono. Vi preghiamo, basta con la militarizzazione dei cuori, delle menti e dei media. Basta con i discorsi d’odio che corrono senza freni sui nostri social network Vivere in pace è possibile., perché noi, le nuovi generazioni, la Z-generation o i millenials, come veniamo chiamati, ne siamo la dimostrazione vivente: abbiamo imparato a sentirci a casa dovunque andavamo, uniti dalle amicizie virtuali, legati dal linguaggio semplice dei social, felici di poter comunicare facilmente, pieni di fiducia nel domani.
Ma davvero dopo il tempo della pandemia volete farci entrare in un tempo di guerra? Non si scherza con la guerra, perché la guerra è come un virus, incontrollabile per natura. Con la pandemia pensavamo di averlo finalmente capito: siamo tutti sulla stessa barca! E ora torniamo a dividerci e a scontrarci?
Vi imploriamo: Non siamo folli! Non possiamo sperare di non pagare le conseguenze di una guerra, anche se ci appare lontana, ma in realtà ci riguarda tutti da vicino.
Ed è per questo che diciamo con tutte le nostre forze:“NO alla guerra, NO all’odio, SÌ alla pace!” Ci appelliamo ai governanti, a quanti hanno il potere di decidere, uniti ai tanti Giovani per la Pace d’Europa: smilitarizziamo le nostre terre, smilitarizziamo i nostri cuori, cerchiamo ciò che unisce più che ciò che ci divide. Solo così potremo sognare un mondo davvero libero di muri, coprifuochi e fili spinati.
Giacomo Marcario
foto comunità di Sant’ Egidio