Mayer: “Uscire da Internet un grande boomerang per la Russia”
A complicare la situazione russa, la UE ha comunicato il quarto pacchetto di sanzioni tese a colpire le personalità russe coinvolte nelle attività di disinformazione e propaganda, nei comparti digitali, nella cyber security e nelle tecnologiche dual use.
“L’ isolamento della rete russa dall’Internet globale non danneggerebbe solo le ragazze e i ragazzi russi abituati a dialogare con tutto il mondo; l’autarchia digitale della Russia sarebbe un boomerang per le stesse ambizioni imperiali del Presidente Putin”. È quanto ha chiarito all’AGI, Marco Mayer, docente del Master in Cybersecurity della LUISS, che ha aggiunto: “Sull’altro fronte, a complicare la situazione russa, proprio oggi la UE ha comunicato il quarto pacchetto di sanzioni tese a colpire le personalità russe coinvolte nelle attività di disinformazione e propaganda, nei comparti digitali, nella cyber security e nelle tecnologiche dual use di cui ho parlato in una mia recente intervista all’’Espresso’.
Queste misure si propongono di tagliare alcuni cordoni ombelicali che persistono tra paesi UE ed entità e/o personalità russe soprattutto nel settore cyber, mediatico ed ovviamente energetico.” Non è solo il comparto della cyberwar e le sanzioni che stanno minando le mire egemoniche di Putin. “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha suscitato una inedita mobilitazione popolare europeista come dimostrano le piazze di 100 città europee negli ultimi giorni. – afferma Mayer – A Firenze erano 20 anni – dai tempi dell’Iraq che non avevo visto piazza Santa Croce così gremita, con migliaia di cittadini che hanno chiesto l’ immediato cessate il fuoco e il ritiro dei carrarmati russi dall’Ucraina.”
Quanto ad una possibile sponda cinese alla Russia: “Oggi è di moda parlare dei legami tra Mosca e Pechino, tuttavia tutti si dimenticano che già nel 1998 nelle sue vesti di vice di Eltsin, Vladimir Putin aveva avviato accordi di lungo periodo con la Cina in campo energetico, industriale e delle infrastrutture. La porta aperta all’Asia è peraltro sempre stata ribadita da Vladimir Putin agli incontri annuali del Valdai Club, il think thank del Cremlino. La mia idea – ma è una congettura personale – è che negli ultimi 25 anni il presidente Putin abbia vissuto con crescente irritazione la tendenza bipolare (Stati Uniti e Cina) accentuatasi sempre più nella politica internazionale degli ultimi due decenni.
La relazione tra Washington e Pechino è molto diversa da quella tra USA e URSS e anche Bruxelles, New Delhi e Tokio non vedono di buon occhio le tentazioni bipolari, ma è possibile che Vladimir Putin viva il protagonismo di Stati Uniti e Cina come una retrocessione della Grande Russia ed una sconfitta dei suoi personali sogni di gloria. D’altra parte proprio ieri a Roma l’incontro, durato ben 7 ore, tra il Capo della politica estera del Partito Comunista Cinese, Yang Jiechi – già consigliere di Deng Xiao Ping – e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan ha dato al mondo la plastica rappresentazione di quanto rilevante sia per il futuro globale la relazione tra Stati Uniti e Cina”.
(AGI) Gianmarco Pondrano Altavilla