Il futuro dell’Europa dalle decisioni condivise degli Stati membri – Analisi del prof. Pietro Pepe
Giovanni Mercadante
Prof. Pietro Pepe
In questi giorni di grande apprensione per gli scenari di guerra che si stanno delineando nello scontro bellico tra la Russia e l’Ucraina, l’Europa ha dimostrato compattezza in decisioni univoche.
Il prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio della Regione Puglia, attento commentatore della politica nazionale ed internazionale, ha fatto un’analisi dal suo osservatorio, di cui riportiamo qui appresso una dettagliata riflessione.
La conferenza sul “Futuro dell’Europa” indetta nel 2021, si concluderà entro la primavera di quest’anno e va a coincidere con il semestre della “Presidenza Francese”, ed è chiamata a ridefinire i suoi “Trattati” e a discutere di un nuovo modello di crescita e di sviluppo Europeo.
Il lungo confronto tra i 27 Paesi riguarderà questioni epocali non più rinviabili come la globalizzazione; la crisi generale; la definizione dei rapporti esistenti tra gli stessi; l’adeguamento del modo di governare e la messa a punto della sua missione.
Mi rendo conto che non è per niente facile raccontare tutte le sfide che l’Unione Europea deve affrontare in un tempo così complesso, caratterizzato da pericoli inediti ma anche da straordinarie opportunità. La crisi provocata dalla pandemia è stata un evento devastante, e ha messo in evidenza tutte le contraddizioni di un mondo globale senza regole, e ha prodotto fratture nel corpo sociale e la messa in discussione della tenuta dei sistemi democratici, con la conseguente caduta di fiducia nei rapporti tra cittadini e istituzioni.
Non a caso la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen ha sintetizzato in poche parole la missione dell’Unione: pianeta-innovazione- democrazia, proponendo un’economia circolare, una produzione di energia da fonti rinnovabili e ha invocato una maggiore fiducia nelle nuove generazioni. L’anno che si è appena chiuso, però, una lezione ce l’ha data: meglio essere parte di una comunità, che fare da soli. I grandi temi richiedono un approccio collettivo.
Il lungo viaggio dell’Europa, le Elezioni Europee, il programma Erasmus, i trattati di Lisbona ci hanno portato a sentirci un po’ alla volta “Cittadini Europei”.
L’ideale Europeo, è bene ricordarlo, è nato come progetto di pace e di riconciliazione dopo la seconda Guerra Mondiale e per trovare una sua collocazione internazionale nel mondo, diviso dalla Guerra Fredda. Specie in un tempo in cui soffiano Venti di Guerra nel cuore dell’Europa, tra Russia ed Ucraina, è urgente accelerare il processo di integrazione europea, nella direzione di un’unica difesa e di un’unica politica estera.
Passo dopo passo si è trasformata da Comunità Economica ad Unione Politica. Per la prima volta in questi due anni l’Europa per combattere la Pandemia ha fatto fronte comune, acquistando il vaccino per tutti i cittadini Europei.
È di questi giorni l’annuncio del Presidente della Commissione Europea di un sostanziale stanziamento pari a 43 miliardi di Euro da destinare alla produzione di “Microchips – Micro processori” Europei, per i nostri computer, telefonini, smartphone e per ridurre così la forte dipendenza dalla Cina e Taiwan. Ancora, ha messo a disposizione un fondo finanziario per aiutare gli Stati membri in difficoltà, ed elaborare un loro Piano di Ripresa denominato “Next Generational Eu”; ha continuato a guardare all’Italia e gli altri Paesi dell’Eu con occhio benevole in occasione del varo del nuovo patto di stabilità e di crescita, con proposte concrete: quali lo scomputo degli investimenti per le transizioni sia ecologiche che digitali; e il rientro del debito in tempi più lunghi.
La scelta di lavorare per le prossime generazioni al servizio dei giovani è diventata strategica anche per tentare di rispondere alle loro aspettative e la conferenza è chiamata altresì ad affrontare accanto alle questioni di sostanza anche quelle di metodo, se vuole scongiurare il declino e una vera ripartenza. Per dare una scossa all’Europa è necessario perciò procedere ad alcuni cambiamenti strutturali: rivedere il sistema di approvazione delle sue decisioni passando dall’unanimità del Consiglio a quello maggioritario; applicare, poi, su alcuni temi il principio della “Cooperazione rafforzata”.,
Principio, per la verità storica già presente nelle raccomandazioni del 1989, dell’allora Presidente della Commissione Europea Jacques Delors di non sottovalutare il problema dei rapporti esistenti tra l’allargamento della Comunità e le relazioni tra gli Stati in vista della Moneta Unica; principio rilanciato nei “Trattati di Lisbona”.
È inutile nasconderle alcune diversità sono sotto gli occhi di tutti: dopo la Brexit, solo 19 paesi su 27 utilizzano l’Euro come moneta Nazionale; così come permangono idee etniche e politiche diverse sull’immigrazione, sulla lotta alle disuguaglianze, sui diritti civili e sociali, su quelle economiche ed industriali.
Se non ci si muove, subito, l’Europa continuerà ad essere bloccata ed ostacolata da alcuni Paesi che pur beneficiando degli aiuti e dei fondi dell’Unione non rispettano tutti gli indirizzi e i principi democratici. Vado a concludere: penso che sia importante dunque soffermarsi sul lavoro in essere e sulle questioni portate avanti dall’Unione Europea, che ha trovato, peraltro, un’attenzione nel Consiglio Generale del 29 dicembre 2021 dell’Aiccre Puglia, di cui mi onoro di far parte, e una successiva Eco sul Notiziario mensile curato dal Presidente Giuseppe Valerio e dal segretario general Giuseppe Abbati.
La Conferenza è una occasione per aprire un dibattito e per stilare eventualmente un “documento pugliese” con idee e proposte da offrire e concorrere a scongiurare il pericoloso immobilismo vanificando gli sforzi del
Parlamento Europeo.
Il compianto Davide Sassoli, da Presidente del Parlamento Europeo, e specie nei suoi scritti, ha sempre raccomandato di non indugiare e di avere più coraggio nell’attuare le grandi riforme e consentire all’Europa di ritrovare se stessa.
In sintesi tornare a dare forza ai valori e agli ideali che l’hanno ispirata.
Prof. Pietro Pepe
Già Presidente del Consiglio Regionale Puglia