Cronaca & Politica, Politica nazionale

L’umanità di Mattarella resta una lezione di vita al servizio del Paese !

Dario Patruno

Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica quest’anno ha presentato un carattere suppletivo di umanità e carica emotiva che molti hanno notato.

Il Presidente è apparso sinceramente commosso e partecipe di una sofferenza del popolo italiano che non lascia indifferenti e che rende la sua figura ancora più credibile e degna di rispetto e considerazione.

Sicuramente il suo essere alla fine del mandato ha reso questo momento solenne e lo rende forte nel pretendere che il parlamento esprima un successore di alto profilo che riesca ad essere il presidente di tutti spogliandosi di ogni appartenenza partitica o schieramento per una unità che il momento politico esige.

I cittadini non vogliono una figura algida, fredda e impassibile, un notaio delle istituzioni ma una persona uomo o donna, che sappia dare un indirizzo alle istituzioni, in primis al Parlamento che sappia spazzare la mediocrità di certi comportamenti da stadio o da arene di gladiatori in cui competenza ed onestà vadano di pari passo con la celerità di certi iter e riti, in cui la maggioranza governa e l’opposizione controlla.

Esistono due incognite non di poco conto: il prossimo parlamento avrà quattrocento deputati e duecento senatori e le opposizioni rischiano di essere sempre più spettatrici di leggi preparate nelle stanze dei bottoni sotto l’influenza di lobby che in Italia non si palesano ma che fanno capo ai poteri forti, ai banchieri, ai grandi industriali e in cui i lavoratori siano sempre più lontani dai centri decisionali e i peones siano oggetto di elargizioni di briciole di potere, di polvere di stelle.

Nella Repubblica parlamentare si rischia di avere un semipresidenzialismo de facto che non giova a nessuno e che offusca le responsabilità politiche.

Manifestare il pensiero liberamente diverrebbe puro esercizio linguistico, inutile che crea illusione in cui i poveri diverrebbero invisibili e in cui il ceto medio tenterebbe di non essere risucchiato nelle sabbie mobili dell’anonimato senza incidere sui comportamenti dei parlamentari che redigono i testi legislativi.

Le forme tanto care ai costituzionalisti quali decreti leggi, decreti legislativi, leggi, diventerebbero superflue rispetto agli obiettivi perseguiti. Non siano i nomina iuris a contare ma i contenuti.

Sono convinto che le norme vengono create dagli uomini e per questo le scelte del prossimo presidente della Repubblica diventano essenziali per le sorti di tutti e ciascuno dei cittadini che hanno il diritto a perseguire il diritto alla felicità con gesti tradotti in atti concreti a loro favore.

Quell’invito ai giovani di struggente attualità a non essere “spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente” divenga il manifesto per i politici che vogliono offrire una chance a chi rimane.

Forse queste parole sarebbero rimaste per pochi intimi se la tragedia di Ravanusa non le avesse fatte emergere come un grido di chi, come il professore di filosofia, credeva in un riscatto delle coscienze. ‘Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha.”

A noi spetta solo tifare per una persona perbene che sappia operare il bene non appellandosi alle leggi ma alla propria coscienza per tradurre i principi in norme.

La scritta “I care”, mi sta a cuore che campeggia sul muro della scuola di Barbiana di don Milani, dà la cifra di come si può essere degni della politica prima di praticarla, divenendo una vocazione alla credibilità della persona che entra in relazione con gli altri per costruire la città degli uomini viventi e vincenti, liberi e credibili.

Auspico in sintesi una seconda Assemblea costituente in cui a distanza di settantacinque anni dalla prima i partiti possano promuovere attraverso una seria selezione al loro interno i migliori, i seicento, una atipica Boulè greca, per cambiare sul serio non solo le regole ma anche incidere nelle vite degli italiani, nelle nostre carni da cui esce sangue e acqua.

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